Ovvero come sopravvivere in Italia dopo aver vissuto un anno e mezzo all'estero.
13 dicembre 2008
UNA SCELTA ESTREMA
Come ogni vigilia di Santa Lucia dieci anni a questa parte, mi trovavo in pasticceria a preparare il mio solito piattino con i dolcetti da regalare. Così, parlando con una vecchia conoscente chiedo informazioni su una cara amica di cui ho perso le tracce. Scopro che questa persona, dopo qualche anno di studi, ha scelto la vita del monastero e, attualmente si trova là.
Ammetto di essere rimasta leggermente sorpresa, non della sua scelta, ma del fatto che il suo tipo di scelta fosse davvero estremo. Credo davvero che ognuno abbia la sua strada, anzi, credo sempre più fermamente che il classico percorso studio-lavoro-mutuo-bambini non possa essere uno schema valido per tutti. Ogni persona compie le sue scelte, ma quelle estreme mi interessano molto, anzi diciamo che mi appassionano al punto di voler saperne sempre di più.
Come per quest’amica non sono caduta nelle classiche ipotesi, comunque diffuse, del tipo “o mio Dio ma come farà? Non sentirà la mancanza di un uomo?” oppure “prima o dopo capirà che…”, come se noi avessimo le verità assolute, come se tutto il nostro vivere si basasse su ciò che ci dice la televisione.
Ma chi siamo noi per dire e giudicare che la nostra vita è migliore di quella di questa persona? Alla fine mi sa che ha ragione la solita frase banale: ognuno cerca la sua di felicità. Vorrei che spesso non confondessimo il nostro stare bene con le nostre comode abitudini, con il nostro stare chiusi nel metro quadrato quotidiano senza dare un occhio fuori, non fuori dalla finestra ma fuori da nostro recinto fatto di conoscenze decennali, di abitudini, di pensieri precostituiti, di “io lo so” o “è così”.
Ecco, noi non siamo per niente abituati a pensare che c’è anche dell’altro oltre a ciò che conosciamo già, oltre al nostro microcosmo. Altro rispetto ad un marito-fidanzato, altro rispetto a delle rate di un muto, altro rispetto a quello che tutti fanno perché da 50 anni è così che si fa.
Chi compie questo tipo di scelte estreme resta comunque solo, di fondo, perché davvero pochi riescono a capire o a tentare di capire la loro decisione. È una visione alquanto sconfortante se lo si pensa, ma anche interessante dall’altro punto di vista.
Quando tu ti muovi, scegli o decidi in modo estremo (non usuale) vedi le persone attorno a te che restano ferme, che non ti capiscono, che si rifiutano, che ti invidiano, oppure altre, fortunatamente, che ti seguono anche solo mentalmente, ti stanno vicino, i legami veri si rafforzano, i legami fasulli si sfaldano. Tutto viene messo a dura prova. Scuoti dei meccanismi originari e scombussoli abitudini, consuetudini, pensieri e preconcetti e vai avanti, devi andare avanti, verso il tuo obiettivo.
Solo che succede, a volte, che nei momenti down vedi questa situazione come desolante ed isolante, ti senti solo nel mondo. Finalmente. Ma a volte è dura. Sono più i muri che trovi da sfondare che le scialuppe di salvataggio.
Le adoro le scelte estreme perché sono convinta che ci voglia coraggio, un gran coraggio, e che in questo modo, ci si riesca a liberare da tutto e tutti, cercando solamente la propria strada.
Una scelta estrema non è solo una sceneggiatura cinematografica nelle terre estreme, è spesso un gesto semplice carico di forza e coraggio, come andare in monastero, adottare un bambino, cambiare continente per cercare qualcosa di meglio, rivalutare tutto, dire, o solo pensare non è così che deve andare.
Come diceva Jovanotti “coraggio, questo è un mondo selvaggio” o anche come dico io “La scelta estrema è mia e me la gestisco io”.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
Finalmente la miss è tornata alla riscossa. Ma quanto mi piace leggere quello che scrivi??? Il libro a che punto è?? Io lo voglio anche con la dedica personalizzata ovviamente!
Abbellaaaaaaaaa, sei la mejoooo nun ce sta niente da fa!
xxx
aòòòò amo! se non ci fossi tu come farei?? eh? i love u!
Posta un commento