21 settembre 2008

IL MIO MATRIMONIO



Il rito matrimoniale per eccellenza è il pranzo o la cena post cerimonia, l’incontro/scontro dei vari parenti, amici, conoscenti che si mescolano e trovano argomenti di discussione per far passare allegramente le 5 portate.

E’ inevitabile quindi che al matrimonio di una coppia di amici, l’oggetto delle discussioni passi direttamente al futuro matrimonio dei partecipanti. Così, ecco subito formarsi le categorie:

- coppie novelle che non ci pensano proprio
- coppie novelle che “non è ancora il momento”
- coppie già salde che “sarà nel 2009” oppure “sarà tra 3 mesi”
- i single a fine tavolata che disquisiscono su quanto sia buono il vino rosso in tavola (un vero Valpolicella Doc, per la cronaca) e vengono coinvolti in questo quiz toto-spòsati o toto-sposàti.

Sempre per la cronaca, io appartenevo al gruppo dei single, quelli posizionati tutti assieme dopo le coppie; i single oppure anche i cosiddetti marziani o alieni. Sì, perché su alienilandia non ci si deve sposare per forza oppure non c’è una scadenza della serie “il matrimonio deve essere fatto entro i 25, tu ne hai 27 sei out!”. Su alienilandia non si è nemmeno costretti a sentire tutte le supposizioni alla mago telma del tipo “mah tu sarai la prossima me lo sento”, oppure “mai dire mai, magari nel giro di poco …”, ecc ecc (alcune le ho rimosse appannata dal gusto fruttato del mio bicchiere).

Volevo fare pure delle foto alle particolari espressioni facciali dei commensali dopo la mia massima “beh, ma guarda io non credo che ci si debba necessariamente sposare nella vita”. In quel momento ero troppo verde per stare sulla terra, oppure le mie orecchie erano troppo a forma di punta per poter stare a tavola con degli umanoidi fidanzati.

Poi, tra un primo ed un secondo, ho riflettuto un po’. Ma cosa significa questa parola? Perché è così importante, anzi direi è fondamentale?

Sembra quasi che nella vita ci siano dei percorsi obbligati, che tu devi assolutamente seguire oppure se prendi altre strade allora sei il solito fanca**ista che non vuole concludere nulla nella vita. O bianco o nero. Menomale che ci insegnano da sempre a far caso alle sfumature e a non pensare nettamente, tranne per alcuni argomenti, tipo matrimonio, mutuo e figli verso i trent’anni. Va a finire che, anche se non ci pensi a tutto questo meccanismo, ti trovi dentro per forza e ti fai delle domande che non ti avresti mai fatto in altre condizioni.

Siamo troppo tradizionalisti, troppo attaccati a quelle 4 cose che sono ritenute da tutti fondamentali. Non si tratta di essere negativi oppure di escludere delle possibilità a priori, anzi io credo fermamente che si possa convivere e condividere con un altro dei bei pezzi di vita insieme, ma non vorrei vedere intorno a me i casi clinici post tradizione ovvero quelli che si stanno per sposare poco convinti, ma ormai hanno un’età in cui devono mettere la testa a posto (cosa vuol dire poi?), oppure quelli fidanzati da decenni che si trovano in chiesa e non sanno quasi il perché, incastrati e frustrati già da giovani, però ufficialmente sposati.

Vorrei essere sicura che questo sistema non crei danni e confusione, invece di invitare alle sane e consapevoli decisioni, anche se possono far male, anche se questo vuol dire ribaltare completamente la propria vita a discapito di una certa posizione sociale, riconosciuta da tutti e sicura, forse solo di facciata, magari dentro crolla tutto, magari dentro di te non volevi proprio ma era meglio così. Era la scelta più giusta da fare.

18 settembre 2008

AFTER FUNKY HEADACHE








Yeri sera, o meglio stamattina, mi trovavo alle ore 00.45 ancora in tangenziale...come mai?avevo fatto qualche straordinario per fare carriera? no. avevo incontrato l'uomo della mia vita all'uscita del supermercato? no. avevo già mal di testa? si. Perchè? perchè ero al funky party più fico dell'anno. Jova concerto e Jova adrenalina. Grande spettacolo, come sempre per i suoi concerti, musica da far saltare e musica da far ballare. Electro Jova Shock. Posso capire che la sua musica sia discutibile, i testi pure, non parliamo della voce, lui stesso l'ha ammesso durante una pausa che non era in gran forma diciamo così, però di sperimentatori musicali e testuali ce ne sono pochi in giro. Un mix cosi potente di energia, amore, musica, parole, concetti e movimento non si trova tutti i giorni, roba che ti resta l'adrenalina addosso per il giorno seguente, che non vorresti mai andartene dall'Arena, che vorresti svegliare tutti i tuoi amici sognanti dicendogli "eeeeallooooraaa balliamo! dunz dunz dunz dunz". Ecco, prima di convincermi a prenotare quattro giorni in clinica, ho pensato che non ero poi così folle, ma che ero stata rapita dalla forza della musica. E' fantastico vedere come lei ti smuove dentro delle cose indescrivibili. Io l'amo. La musica. E amo i concerti. Vorrei superare le barriere della sicurezza e andare a suonare sul palco. Schitarrare fino a notte fonda. Avere i timpani intorpiditi tanto da non capire più niente. Senza aggiunta di sostanze, ma solo con La Musica. Aveva ragione Giuni quando cantava urlando AAAAAdrenalinaaaaa. Insomma, un piccolo resoconto after party funky di Yery, 18 settembre, Music Adrenalynic Day, Jovanotti all'Arena di Verona.

A breve foto e video del rapimento consensuale.

11 settembre 2008

UN GIORNO AL FESTIVAL

Racconto del 6 settembre 2008

E’ un caldo sabato mattina di settembre e la sveglia suona incredibilmente alle ore 6.00.

No, non devo essere pronta e fresca per una vacanza spaziale, nemmeno andare a prendere l’uomo della mia vita all’aeroporto, semplicemente seguo alcune passioni: il viaggio e la letteratura.

Spesso correre incontro alle proprie passioni richiede un po’ di sacrificio, infatti, non mi alzerei mai alle sei di mattina di lunedì, ad esempio, ma di sabato sì, potrei anche farlo, soprattutto se la meta è gustosa ed entusiasmante.

Dopo aver percorso ancora una volta la tangenziale (mi vedo già i miei nipoti tra 50 anni che mi chiedono “hey, nonna ma dove sei stata di più nella vita?”, ed io “eh, caro mio bel piccino, in tangenziale amore mio, è stato il mio viaggio quotidiano”), arrivo al punto d’incontro “svalvolati Verona-Mantova” e si parte, destinazione: Festival Letteratura 2008 a Mantova.

Per varie esigenze si decide di passare solo una giornata al festival, organizzandosi gli incontri in modo da far coincidere gli eventi alle proprie passioni.

La prima di queste: il viaggio. Trovo sempre interessante ascoltare chi parla di viaggi, perché è curioso vedere come ognuno vive diversamente questa esperienza, tra imprevisti, percorsi e scoperte. Così non poteva mancare l’intervento di Patrizio Roversi che accompagnava Telmo Pievani, parlando di Darwin, quello strano ragazzo che non avrebbe combinato nulla nella vita, ma che avrebbe rivoluzionato il concetto dell’evoluzione, proponendo la sua teoria, destabilizzante sicuramente per quell’epoca, ma anche per i giorni nostri, la rivoluzione di tutte le teorie di chi crede e crede a cosa.

Il secondo evento, nel pomeriggio, prevedeva il buon Odifreddi, “matematico impertinente”, parlarci del cammino di Santiago, soprattutto il percorso dei non pellegrini, o meglio di chi non parte mosso da un vero sentimento religioso. In effetti mi interessava questo aspetto, ovvero perché una persona poco o niente religiosa, si incammina per chilometri e chilometri, zaino in spalla verso una meta. Quale? Il tema del viaggio ritorna sempre: il viaggio religioso, il viaggio pellegrino, il viaggio spirituale, il viaggio fisico, il Viaggio.

Alla fine della giornata ci sentivamo ricchi di cultura, roba da andare al centro commerciale per purificarci un po’, per non sentirci totalmente lontani dal modello dell’italiano medio, che guarda Veline con un bel boccale di birra e varie.

Durante questo tipo di eventi mi piace sospendere la partecipazione personale per dare un’occhiata alle persone che ho attorno, gente che mescola visione ed ascolto, presa dentro il vortice della curiosità, della motivazione, della passione. Si può dire che è anche il Festival dell’ascolto, infatti è raro trovare una massa di persone che ascolta con attenzione; per qualche ora si sospendono le proprie tragedie personali e si presta attenzione a qualcosa di non quantificabile e di non “euribile”, il pensiero.

Poi, sempre parlando dell’italiano medio, partecipando a questi festival si riscopre una parte di italiani che viene spesso maltrattata ed ignorata. Un gruppo eterogeneo che interagisce ed agisce, spinto da un interesse comune e l’interesse non è trovare la velina più avanti, nemmeno sapere in anticipo i risultati della champions. Sono convinta che i media ti mostrino un’immagine scelta, altamente selezionata, non solo dei fatti, ma anche delle persone. Siamo tutti calciofili, tutto osservatori di bionde super dotate, tutti disinteressati alle paraolimpiadi, tutti mediocri e senza stimoli.

È così che fa comodo essere, è così che non siamo. Il famoso detto “tutto nasce dal basso”, si rivela ancora una volta vero. Dal basso, tra la gente, si scoprono molte variabili e molte qualità che nessuno metterà in pratica mai, perché prima o poi ti fregano, perché sei solo un numero, perché sei solo, perché il nemico è sempre in giro, perché chissà cosa succede.

Eh sì, chissà.

05 settembre 2008

ETA' LIMITE

L'altra sera ho rivisto un bel film: "Million Dollar Baby". Crudo e pesante alla fine, ma sviluppato su una storia densa di fatti, di persone, di incontri e di occasioni.

A parte i molti temi trattati nel film, che però vorrei tralasciare per non cadere nella depressione del venerdì, mi ha colpito una frase che Frankie dice alla giovane Maggie, che è piena di speranze e freme per una voglia di riscatto, ossia che è troppo vecchia, a 31 anni, per cominciare la sua carriera nel pugilato.

Durante il film si viene a sapere che questo suo sogno sarebbe il coronamento di un suo desiderio, un poter concretizzare una sua passione, un modo per dimenticare il passato con le sue delusioni.

Allora mi sono chiesta: c'è davvero un'età per tentare di realizzare i propri sogni? C'è un'età limite per fare determinate cose?

Se penso che per il visto Working Holiday australiano l'età massima è di 30 anni, oppure alla Fnac dove si può godere della tessera "giovani" fino ai 26 anni, forse sì, c'è davvero un limite. Un confine tra giovane ed adulto. Non bastava solo il passaggio dall'infanzia all'adolescenza, ora anche quello dalla giovinezza all'età adulta.

Insomma siamo pieni di limiti e di confini da oltrepassare. Menomale.

Su vari siti e forum di viaggi, si trovano le più varie esperienze di cambio vita e di svolta. C'è chi inizia da giovane e sa che non vuole assoluamente diventare un impiegato comunale, c'è chi si stufa a metà percorso lavorativo e pensa che, forse, non era quella la vita che voleva, c'è chi ha percorso la strada riflessa dei propri genitori, cambiando direzione dopo la consapevolezza. C'è la persona che ha lavorato una vita (un modo educato per dire "l'anziano", senza dargli una connotazione negativa) e che pensa di proseguire le sue esperienze di vita all'estero, comprandosi un camper per viaggiare oppure trasferendosi in quella solare casetta fronte mare.

Allora mi chiedo, dopo tutti questi vissuti, c'è ancora un limite d'età per fare determinate esperienze? Oppure i desideri non invecchiano quasi mai con l'età?