16 febbraio 2010

IN DA KIWI

Scrivo gratuitamente dalla library di Auckland, città dove si arriva per forza ma non si sa quanto si resta, perchè tutti ne danno un'opinione alquanto negativa ed ora capisco perchè. Città grigia, incasinata, piena di asiatici e di indiani, una piccola brutta copia di altre città del mondo, un posto che non ha una sua identità precisa.

Oltre agli insulti, però qui si nota già il tocco kiwi nell'ambiente circostante. Basta prendere un traghetto, saltare di là della baia e su per un colle a fare foto. Ecco finalmente quello che di più tipico c'è. Il vento che soffia incessantemente e tira le numerose barche a vela, colli vulcanici dove camminare e respirare i nuovi profumi naturali nz. La natura che si apre a te e che ti fa dimenticare le telefonate dall'Italia con i vari "ma dove vai?", "ancora?", "e alora..." etc etc.

Ancora sì, perchè ormai la mutazione è avvenuta. Vuoti di memoria, voglia di sushi, valigie di ogni dimensione e zaini ormai sono parte di te. Perfino sentire un accento del nord ovest ogni giorno, mi fa così tanto ridere perchè mi sembra di aver vicino Renato Pozzetto versione travel. Anche questo è parte di te. Ci sono cose che acquisisci col tempo e di cui non ti rendi conto.

E' anche vero che ad ogni nuovo viaggio ed esperienza cambiano anche gli obiettivi. Si sa già a priori quello che si vorrà fare e quello che non si vorrà proprio. Si mettono dei paletti, però sempre mobili, pronti a vari usi e disposizioni, perchè nella vita non si può davvero mai dire.

"non mi sposerò mai", "non ci andrò mai", "non lo farò mai", ma chi lo dice? Ci troviamo solo qualche anno dopo a dire "che bel deficiente che ero"(detto anche mon@, sempre per tenere vive le origini).

Si cambia e ci si evolve anche in viaggio, perchè altrimenti si rischia di diventare la brutta copia di se stessi, di andare tanto per andare, di dormire in ostello come i veri backpackers, oppure di mangiare sempre noodles come i veri backpackers.

Ecco io non credo che, ancora una volta, sentirsi parte di un gruppo ben identificato faccia bene. Anzi. Come gli emo alternativi, ma tutti uguali. Credo più nel fatto di essere mobili e malleabili.

Si ma cosa c'entra con Auckland? Appunto. E' difficile qui sentirsi parte di questa città nuova e non ben identificata, anche perchè di orginali ce ne sono pochi (veri nz, come i veri aussie). Si sente l'esigenza di spostarsi verso il vero spirito neo zelandese, da cercare tra annnunci di lavoro a paga minima e varie altre questioni legate al fatto che, da come sembra, perfino per il controllo qualità dei kiwi si deve avere la residenza.

Ma come sempre e vista anche l'esperienza australiana, la risposta, come la telefonata che aspettavi da mesi, arriverà l'ultimo giorno o l'ultimo mese, non quando la cerchi, altrimenti è troppo facile.

08 febbraio 2010

BACK HOME AUSTRALIA

Sarebbe stato curioso scrivere dal mio divano nel paesino della pianura veronese, invece scrivo dalla seconda mia casa, ovvero l'appartamento condiviso nella West Sydney. Sono sul tanto amato (da tutti gli ospiti) divano, dopo un volo VirginBlue notturno da Perth, chiusi come scatolette tra i sedili, abbiamo cercato di dormire e di riposare. Abbiamo perchè siamo in due. Durante questo mio viaggio lungo ho incontrato chi sta dormendo ora sull'altro divano, ed abbiamo cominciato a parlare di vita e viaggi, fino a percorrere circa 4000 km in van, tra nutella e stelle, allagamenti della wet season e paesaggi diversi ad ogni giorno nuovo.

Sono partita da qui un mese fa, con destinazione Adelaide, da li via con un bus fino ad Alice Springs, con meta Uluru, Kata Tjuta e Kings Canyon. Rocce, caldo, camminate, sudore e tante persone si sono incrociate in questo piccolo trip. Poi ho preso il famoso the Ghan il treno che attraversa l'Australia da sud a nord, per arrivare a Darwin, da dove sarebbe partita la mia avventura con il van, puro stile rock'n'roll selvaggio, verso Perth.

Quel van tanto odiato all'inizio per il caldo impossibile delle lamiere, sotto le quali dovevamo dormire di notte, oppure per le marce scassatissime. Pian piano ci siamo abituati e quel catorcio era diventata la nostra casa mobile, il nostro mezzo di trasporto, il nostro cuscino per poter osservare un meraviglioso cielo stellato, la nostra base dove tornare quotidianamente.

Poi ieri sera, andando verso l'aeroporto che da Perth ci avrebbe riportato a Sydney, a fianco a noi ecco uno dei tanti van. Un sorriso su di noi ci ha fatto nascondere un attimo la nostalgia per quel viaggio finito, per quel mezzo per cui alla fine provavamo nostalgia, per quante avventure sono successe.

Ed ora rieccoci qui a casa a Sydney, come ai vecchi tempi, fa strano come al solito, ma forse un pò di più perchè stavolta non ci sono vuoti e ricordi, ma solo tanti progetti da concretizzare. Finito il tempo dei Kleenex e degli aeroporti (forse), ora inizia un'altra avventura verso una nuova terra da vivere e conoscere, alla ricerca di lavoro e di nuove gags, da tenere con noi anche in un possibile rientro in Italia, tra qualche tempo. Domani si prenderà un altro volo che coinciderà con la fine di questo mio working holiday in Australia. La fine non è sempre termine e nostalgia, la fine può essere un nuovo inizio, un progetto diverso da quello che avevi immaginato.

Secondo i miei piani di 4/5 mesi fa, ora avrei dovuto prendere un aereo per l'Italia nel giro di qualche giorno e tornare a sedermi nella storica sedia del bar di paese, in mezzo agli amici di sempre e alle persone care e cominciare a raccontare gli aneddoti passati.

Invece mi trovo ad iniziare un nuovo working holiday visa in Nuova Zelanda, a due. Due teste, due anime, a volte dure da far combaciare, per il nostro reciproco aver vissuto da single negli ultimi tempi. Ma ce la faremo, insieme, per mano, Auckland stiamo arrivando.