31 dicembre 2007

31 dicembre 2007


31 dicembre 2007

E’ finito l’anno. Anche quest’anno. Metto a posto l’agenda. Riscrivo i compleanni nelle date giuste, anche se puntualmente mi ritroverò a dire la stessa frase “ca**o! il 12 febbraio era ieri!” ed addio compleanno. Chi mi conosce, mi capisce. Ho i vuoti nella memoria. Non uso sostanze strane. Solo buone bottiglie. Ma dai. Scherzo. Altrimenti questo post sembra malinconico invece non lo voglio indirizzare verso i sentimenti negativi. Dicevamo. Ah, la rubrica. Scorro i giorni, mi appunto i compleanni, le scadenze delle mostre, i concerti che vale la pena guardare in tv ed altri appuntamenti vari. Date importanti.

Nel frattempo ripercorro involontariamente l’anno 2007 sotto forma di carta e di penna. Momenti memorabili. Litigate. Telefonate. Incontri. Scontri. Magia. Mare, tanto mare. Fotografie. Viaggi: tanti mentali, pochi fisici. Amori: segreti, palesi, inconfessabili, incomprensibili, continuativi, interrotti, tentati, rivelati senza mezzi termini. Amicizie: perse, acquistate, ritrovate, nuove, stimolanti, recuperate, incomprensibili, infinite. Incontri e ritrovamenti: magici, normali, densi. Avvenimenti. Appuntamenti. Date. Orari. Tempi.

E poi. Ecco. 31 dicembre 2007. Fine anno. Buttando via l’agenda, butto via anche un po’ l’anno vecchio con tutto i bagaglio a mano relativo. Nessun bilancio particolare da fare. Solo una promessa che faccio a me stessa. Entro i 30, cara Monica, devi tentare la svolta decisiva. E’ ora di cambiare un po’ questa vita. Mi prometto di viaggiare di più. Se tutto va come deve andare, è già in programma un bel viaggiane lungo ed intenso. Ma non ne parliamo per non auto-portare sfiga.

Quindi chiudo dicendo buon anno a me. Svolta che le ora.

E se qualcuno è passato di qui per sbaglio o volutamente, un buon 2008 sincero anche a lui/lei.

23 dicembre 2007

O E' NATALE TUTTI I GIORNI O NON E' NATALE MAI



Giornate bigie e nuvolose. Arriva il freddo. Tiro fuori le mie Converse invernali. E’ arrivato Natale. In verità è arrivato Natale dal 4 di novembre per molti, soprattutto per quelli che lavorano di sabato e di domenica (come me ai vecchi tempi) e che non ne possono più della gente che si fa il giretto ed intasa le vie verso i centri commerciali, in cerca di non si sa che cosa, forse di regali, forse di qualche passatempo.

Comunque si vede che è Natale anche dall’agitazione che si percepisce nell’aria ed anche nei parcheggi all’ora di pranzo, quando tu vuoi semplicemente procurarti la cena, mentre masse di gente affollano i supermercati perché “ossignur è Natale, tra una settimana devo preparare il pranzo” oppure “ossignur è Natale devo fare un regalino alla Giovanna (nome inesistente”.

Sembra un vortice il meccanismo del Natale. Il girare. Il parcheggiare. L’agitare. Il regalare. Il preparare. Il mangiare. Ti mangia proprio e ti fagocita. Cosi ti trovi come ogni anno all’ultimo minuto a dover cercare qualcosa anche per la persona più improbabile, solo perché sei stato fagocitato dal meccanismo. Oppure li a fare abbracci e baci a quasi tutti, anche a chi hai sopportato fino a qualche minuto prima. Evviva è Natale, bisogna volersi bene, bisogna essere felici, mangiare il pandoro insieme, ecc… ecc….

È arrivato il Natale 2007. Io osservo. Mi guardo intorno e cerco di non farmi fagocitare da tutto ciò. E penso che, come dicevano il Luca ed il Lorenzo, “o è Natale tutti i giorni o non è Natale mai”.

Forse ripeterò il gesto “al contrario” dell’anno scorso, ovvero, la passeggiata notturna della vigilia di Natale alle otto di sera in città, mentre tutti saranno seduti a tavola a bere vino e mangiar pandori, mi godrò il mio bel girare alle luci della sera e posticiperò il pandoro party al giorno successivo.

Natale è fatto soprattutto di luci ed alberi, spesso artificiali. Spesso tutta quest’atmosfera ha un sapore malinconico, in fondo, perché? Forse perché a Natale “bisogna essere felici per forza e se la felicità non è reale, siamo costretti a crearcene una virtuale” (questa è tua Ettore, ti cito) per stare bene in mezzo agli altri e non sentirci tagliati fuori dal meccanismo. Un po’ come le luci artificiali del Natale.

E poi il Capodanno, con i suoi buoni propositi che verranno infranti il giorno 4 gennaio 2008. Un momento in cui si passa da un periodo ad un altro, una fase di transizione che porterà a dei cambiamenti, più o meno buoni. Forse anche il Capodanno un po’ è malinconico, si pensa (o si beve sopra) all’anno passato, con qualche speranza di miglioramento per l’anno che verrà, oppure anche a quello successivo, nel mio caso. (Forza Bilancini! boom economico nel 2009! Tutta colpa della Ettore che mi passa Vanity Fair…).

In questi giorni è uscito il singolo Fango di Jovanotti, la trovo una canzone molto bella, anche se meno potente in termini di ritmo, ma con dei messaggi forti e positivi, che potrei copiare ed incollare nei buoni propositi per il nuovo anno.




Fango – Jovanotti

o lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
io lo so che non sono solo
anche quando sono solo

sotto un cielo di stelle e di satelliti
tra i colpevoli le vittime e i superstiti
un cane abbaia alla luna
un uomo guarda la sua mano

sembra quella di suo padre
quando da bambino
lo prendeva come niente e lo sollevava su
era bello il panorama visto dall’alto

si gettava sulle cose prima del pensiero
la sua mano era piccina ma afferrava il mondo intero

ora la città è un film straniero senza sottotitoli
le scale da salire sono scivoli, scivoli, scivoli
il ghiaccio sulle cose
la tele dice che le strade son pericolose

ma l’unico pericolo che sento veramente
è quello di non riuscire più a sentire niente
il profumo dei fiori l’odore della città
il suono dei motorini il sapore della pizza

le lacrime di una mamma le idee di uno studente
gli incroci possibili in una piazza
di stare con le antenne alzate verso il cielo
io lo so che non sono solo

io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango
io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango

la città un film straniero senza sottotitoli
una pentola che cuoce pezzi di dialoghi
come stai quanto costa che ore sono
che succede che si dice chi ci crede
e allora ci si vede

ci si sente soli dalla parte del bersaglio
e diventi un appestato quando fai uno sbaglio
un cartello di sei metri dice tutto è intorno a te
ma ti guardi intorno e invece non c’è niente

un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli che
hanno ancora il coraggio di innamorarsi
e una musica che pompa sangue nelle vene
e che fa venire voglia di svegliarsi e di alzarsi

smettere di lamentarsi

che l’unico pericolo che senti veramente
è quello di non riuscire più a sentire niente
di non riuscire più a sentire niente

il battito di un cuore dentro al petto
la passione che fa crescere un progetto
l’appetito la sete l’evoluzione in atto
l’energia che si scatena in un contatto

io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango
io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che nn sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango
e mi fondo con il cielo e con il fango
e mi fondo con il cielo e con il fango

11 dicembre 2007

BYE BYE JOHN

8 dicembre 1980. Uno sparo e via. Via. Fine di un mito della musica. Fine di John Lennon. Un grande uomo. Mi piace perchè a lui interessava tutto e nel contempo non gli interessava di nessuno. Faceva le sue cose. E via. Seguiva la sua rotta. Dalla musica, alla pace. A noi fortunatamente restano le sue canzoni. Quelle canzoni che, a volte, sono la soluzione a quello che vorresti dire, ma non trovi le parole. Sono una visione trasversale delle situazioni comuni ed universali. Per fortuna ha avuto una nuova fase creativa. Per fortuna ci ha lasciato molte canzoni. Tra tutte, queste due. Che adoro.



07 dicembre 2007

IL CAPO - THE BOSS



il capo.

il capo arriva sempre qualche ora dopo l'inizio della giornata e con tranquilla nonchalance ti chiede "allora, come siamo messi"?
risposta reale: "bene, tutto a posto".
risposta virtuale: "seduti, da circa 2 ore, vogliamo parlare del casino in tangenziale? vogliamo parlare di stamattina quando mi sono finite le gocciole? possono finire le gocciole di lunedi mattina?".
conseguenza: sei quasi già incazzato alle ore 11.10 di lunedi 3 dicembre 2007.

il capo ti chiama al mattino presto, ti tiene al telefono un quarto d'ora parlandoti di tante cose, perfino dell'incidente che ha trovato in autostrada, ti dà indicazioni sul lavoro da fare per la durata di tutta la chiamata e poi chiude dicendo "tanto tra cinque minuti sono li".

il capo si fa attendere, si fa chiamare ed annunciare come una degna regina della casa.

il capo è il capo. il capo è il capo? oppure il capo è un ruolo da cucirsi addosso? quanto c'è di "uomo" in un capo? e quanto di un ruolo precostituito?

il capo è quello che con l'aria pensante ti dice "si, si ti ascolto, dimmi, intanto faccio una cosetta". ed io "capo, allora mando il preventivo?". silenzio. pausa. il vuoto. il nulla. la nebbia. la testa che dondola. lo sguardo immerso nel suo cellulare. io che penso intanto " a che gusto mi posso mangiare oggi lo yogurt?". poi, ecco un segnale di vita. nel cortile. o nelle case all'imbrunire. no. magari. lui alza la testa e mi dice "dicevi? mah, prima devo dirti che potremmo quasi quasi mandare il preventivo". ok. quasi quasi.

il capo è colui che può. lui può. cosa non importa e non si conosce. lui può. può, per esempio, arrivare il lunedì mattina alle 11.00 circa con ancora la faccia con lo stampo del lenzuolo bassetti e dirti "buongiorno!, siamo un pò assonnati eh?". e tu li. potresti rispondere:
a. certo capo, eh sa com'è capo, weekendone capo... l'atteggiamento dello schiavo insomma
b. ridere/gli in faccia (nella migliore delle ipotesi)
c. pensare o dire/gli (nella migliore delle ipotesi) "te si propio un gran mò*a" (epitteto dialettale veronese che tradotto significa "potresti essere più cortese, gentilmente?". o quasi. ma in dialetto fa un effetto migliore)

il capo è colui che si crede, afferma, ripete, manifesta questo fatto. "tu non sai chi sono io. io sono io. io sono il capo". traduciamo. io non so chi è lui. lui è lui. beh, bene dai, è una conquista. lui è il capo. ok, fin qui ci siamo.

il capo è l'uomo con cui ti capita di passare più tempo nell'arco di una giornata. lo segui, lo affianchi, lo supporti. e poi ci parli. parli e parli. e lo ascolti. ascolti ed ascolti. un pò perchè devi, un pò perchè non sei nata così tanto stronza da non ascoltare, anzi, diciamo che ti viene bene e anche in modo naturale. solo che arriva il momento in cui lui ti prende come confidente. iniziano i collegamenti tra lavoro ed il resto. si cominciano a fare gossip sui clienti. si inizia a filosofare sulla vita e co. il fatto che è che tu partecipi, un pò perchè devi un pò perchè ti va, ma lui si confida.

dialogo tipo.
C: sai la mia compagna a volte mi sembra......
M: eh si sono periodi..
C: ma no, ma ti spiego....
M: beh no, dai sono cose vostre...non vorrei mai entrare nelle vostre cose (la frase continua tra me e me "per favore tienimi fuori dai vostri gne gne quotidiani, non guardo più beautiful da anni")
C: no no, ma io mi fido di te e voglio sapere che ne pensi...
M: ma io non voglio ascoltareeeeeee!!!!!!! zino bonooooo!!!!!!!

....e via di confessioni....
... e allora comincio a pensare "non ascoltarlo - pensa a cosa farai stasera - bistecca o pollo? - che faranno al cinema? - queste scarpe sono tutte consumate, che bella la pianura padana!...."

....e via di evasione....

ecco li è veramente finita. tra una lavorazione e l'altra lui ti dirà...

C: sai, ho seguito il suo consiglio
M: allora capo, cambio font, questa non piace?
C: si, si
M: bene, bene
C: si perchè vedi era un fattore che non avevo considerato....ioooo.....leiiii...
M: e alooooooraaaaa....

...e avantiii....

nel giro di qualche mese sei diventata apprendista-impiegata-confidente-psicologa (la sua salvezza)-pranoterapeuta-enologa (la mia salvezza) e molte altre cose con "oga" finale.

questo era uno "scremato" del capo tipo. per fortuna questo tipo di colloqui non li ho più. per fortuna esistono anche uomini-capi e non solo capi-uomini.

anche se c'è chi non ha ancora capito che il riconoscimento di un capo, come di un leader, viene dal basso. non credo nel procedimento inverso. c'è solo una "persona" che fa le cose dall'alto. nel caso.

25 novembre 2007

La notte. La nebbia.

Qualche biretta.
Una serata perfetta.

Molte chiacchiere.

Poco sonno.
Facce da tonno.

La gente.
Balla.
Condivide.
Si divide.
Numeri divisibili.
La gente
Aspetta.
Parla.
Si stringe.

Occasioni.
Conoscenze.
Urgenze.
Divergenze.

La sera della vigilia di Natale.
Il riscaldamento animale.
Il riscaldamento artificiale.

Il freddo gelido.
Intanto medito.

La strada.
La moda.
Niente colori.
Nero. Grigio. Scuro.

Vuota è la piazza.
Il letto ad una piazza.

Soli in macchina.
Io e John Lennon.
Le nostre voci.
I nostri silenzi.

Ritorno verso casa.
Domani forse la spesa.
Niente colazione.
Solo un po’ di televisione.

Intensa la notte.
Intense le note.

Fitta la nebbia.
Tanta. Tanta nebbia.

Ah Terzani, Terzani, mi fai venire voglia di essere Galeazzo Tinacci.



I libri di Terzani fanno male. Frase diretta ed un pò troppo generica per un personaggio di quel calibro, ma sensata in relazione a tutti i concetti che si possono trovare nelle sue opere, in particolare una: La fine è il mio inizio.

Quel libro “fa male” ma nel senso positivo. Ti apre gli occhi. Ti stimola sempre. Tocca punti vivi. Tipo la vita che facciamo e la vita che vorremmo fare. Il viaggio come esperienza di vita. Un mondo ancora da scoprire. Ma che cavolo ci facciamo ancora chiusi in un ufficio. Ecc ecc.

Scorrendo i racconti, più volte lui si definisce un uomo fortunato, nel senso che dice di aver avuto molte occasioni per trasformare le sue esperienze in qualcosa di veramente “vivo” ed entusiasmante. Ha sempre seguito le sue inclinazioni interne, non accettando compromessi, tentando di orientare tutte le sue scelte verso le sue direzioni e non quelle degli altri. Una vita ricca di occasioni e di opportunità, che lui stesso si è voluto creare. Un uomo dinamico fisicamente e mentalmente. Un Chatwin irrequieto dei nostri tempi.

Questo libro ti segna. O meglio. Ti insegna. Il lavoro. Il potere. La storia. L’uomo. Il viaggio. Le diverse culture. Lo scrivere. Ed ancora il lavoro.

Questo libro è una buona medicina contro la vita "sveglia-caffè-barba-bidè". E’ come se tra le righe, si sentisse una voce parlarti direttamente dicendo “Ma che fai ancora li?”. C’è un mondo fuori dal nostro piccolo habitat, che aspetta solo di essere scoperto. Il viaggio non vuol dire solamente vacanza, ma anche un possibile lavoro. Uno stimolo in più. Possiamo scegliere di avere meno sicurezze, ma più libertà interiore. Possiamo scegliere di cambiare tutto di noi. Possiamo darci una possibilità. Possiamo sognare di essere a Melbourne e la mattina dopo esserci veramente (questa dovevo metterla!). Insomma il concetto generale è “si può e ci farà solo che bene”.

Si fa vivo l’istinto di voler cambiare le cose. Si fa viva la parte che rigetta le regole pre-impostate. Si capisce che il tempo passato a spiegare agli altri queste sensazioni, è solo tempo perso. Meglio fare i “buoni egoisti”.

Più ci penso, più guardo il libro (in fondo solo solo parole stampate), più mi stupisco che un libro del genere abbia questa grande forza di smuoverti dentro.

Mi viene voglia di pensare ad un finale diverso. Ad una sorta di riscatto. Ah Terzani, Terzani, mi fai venire voglia di essere Galeazzo Tinacci, nel suo finale.

17 novembre 2007

VINYL RECORDS, NOW!



Sono io. O quasi. Ma non ho le “codine”, la casa è molto meno “color” e sul tavolo non c’è orange juice ma una bella Corona oppure un buon bicchiere di Valpolicella (e vai di advertising). L’atmosfera è la stessa, però. Nessuno intorno. Solo io ed il disco. E il ritmo. E la musica. Sto parlando di quanto bello sia il disco in vinile.

Nell’epoca del digitale, dove tutto si vuole, tutto si ottiene e tutto si scarica, si assiste ad un certo ritorno “all’artigianato” musicale. I dati sulle vendite lo confermano, l’acquisto del vinile è aumentato del 13% in più rispetto al passato e due terzi dei singoli prodotti in Gran Bretagna oggi vengono pubblicati anche nel formato in vinile. Alcune grandi catene di elettrodomestici hanno tentato di ri-venderli, senza grandi risultati. Forse bisognava pensarci prima. Forse chi ascolta i vinili non passa il suo sabato pomeriggio in cerca di maxi offerte per comprarsi un plasma. Ma questa è un’altra storia.

Sarà che tra mille modi di scambiarsi e di “dowloadarsi” musica, si è persa un po’ l’anima originale, quella dell’entusiasmo e quella dell’emozione legata all’ascolto della musica. Ora no. Ora l’unica emozione che si può provare è sapere che è uscita la nuova versione di ITunes. Wow!

Da quando i cd si possono scaricare non c’è più nemmeno il gusto di aprirli e di guardarsi il libretto allegato, con tanto di fotografie, grafica e testi. Una canzone è diventata un semplice file, da usare a piacimento.

L’era tecnologica è necessaria, non si può rinnegare, ma non credo sia fondamentale in certi ambiti.

Il disco in vinile è un po’ il ritorno alle origini, alle prime forme musicali. Il disco in vinile racchiude tutto. Chi adora la musica non può non adorare tutte le fasi che portano all’acquisto e alla scoperta di un disco. Quella iniziale è la più divertente ed avventurosa: la caccia. Per fortuna, i dischi in vinile non si trovano dappertutto, esistono negozi specializzati, ma spesso si possono trovare ai mercatini dell’usato/antiquariato. Andare a caccia di dischi nei mercatini, dove magari dalla pulizia di vecchie stanze escono dischi inaspettati, magari degli anni 80 (seeee!!!), i dischi più improbabili ma che cercavi da una vita. Ovviamente a prezzi stracciati.

Il mio primo contatto coi dischi in vinile avvenne proprio negli anni 80. Avrò avuto 7 o 8 anni, con gli amici si giocava con tutto, si andava alla ricerca di materiali da trasformare in gioco, si frugava tra le cose dei grandi per prendere un po’ di spunti. Un giorno siamo capitati vicino al vecchio giradischi. Da lì la prima domanda. Ma che robe sono? Come vanno? Come girano? Come fanno a riprodurre i suoni? Proviamo? Sasso. Carta. Forbice. E via. Io faccio parte dei vincitori, quindi assisto al “primo nostro ascolto di un disco in vinile”. Mi ricordo ancora la copertina. Una donna. Una maglia di cotone grigia “sbarcata”. Una spalla fuori. Una scritta: Flashdance. Che fico!! Mi ricorderò sempre il primo fruscio………fsssssss….e poi what a feeeeeeeling!!!!

Inutile descrivere la mia faccia quando qualche settimana fa me lo sono trovato davanti, tra una tazza in porcellana ed altre decadenze. 5 euro. Mio! Subito!

Forse proprio in quel giorno nacque anche il mio amore per la musica anni ‘80 e da li la degenerazione. Solo chi viene in macchina con me lo può capire.

La “vinil-mania” ormai è allo stato avanzato per me. Non mi resta che aspettare domani e partire per una nuova caccia. Nuove avventure e nuovi vinili su radio missfree. Sempre musica su radio missfree.

05 novembre 2007

AN ITALIAN DAY TRIP

2 novembre 2007. Venerdì mattina. Prestissimo. Dopo un bel pò che non prendevo un treno, mi sono trovata in stazione, pronta per una gita. Gita a Milano! Sai che roba....Tralasciando l'aspetto umano, alquanto mediocre, mi concentro su ciò che una città così grande può offrire, ovvero un pò di cultura e qualche mostra fuori dagli schemi. Destinazioni: Palazzo Reale e Triennale. La Chapelle e gli Anni 70.

Inizia così questo piccolo viaggio italiano verso la grande metropoli, in compagnia di Ettore (che è una Lei, ciao Ettore). Passiamo tutto il tempo in treno a parlare di viaggi futuri, di quanto gli uomini siano poco pratici e "adattevoli", di come ognuna di noi abbia a che fare con degli uomini inarrivabili (e sempre a noi ci capitano?), insomma una bella parte del colloquio è stata composta dal discorso “uomini”. Poi abbiamo anche deviato raccontandoci quanto reale sia la presa in giro di Katia e Valeria (di Zelig) che imitano il popolo di Uomini e Donne (ovvero, il nulla, il vuoto, ore ed ore a parlare del nulla) e di come era bello invece Guzzanti ed il suo Quelo (tra i tanti). Possiamo dire di aver animato l'Intercity e pure la vecchietta che avevamo di fianco, la quale, povera, voleva dormire ed ha maledetto quella volta che non ha ceduto alle nuove tecnologie, cioè comprarsi un bel Ipod da 7 giga! Dai siura! Cus ghe!



All'esterno un paesaggio quasi simile a quello del video dei Chemical Brothers, solo che invece della musica in sottofondo si sentiva: "Ma secondo te maestro, c'è vita su Marte? mah, giusto il sabato sera!". Cose di questo genere. Filosofia sul treno su rieducational channel.

Inizia la gita, scendiamo dal treno e ci dirigiamo verso la Triennale, meglio "dentro" gli Anni 70. Dico "dentro" perchè mentre la si visita si ha l'impressione di essere attivi nei confronti delle opere presenti. Non si sta 1/4 d'ora davanti ad un quadro, ma si vive la mostra tra gli oggetti. Dall'alto cadono teli con le prime pagine dei quotidiani di quegli anni con le notizie più succulente. Mi fermo proprio a leggere e mi accorgo di quanto conosca davvero poco di quegli anni (Aldo Moro, Pasolini, Ustica,...), molte notizie che mi dicono qualcosa ma di cui non ho una conoscenza approfondita. Un pò di “merito” devo darlo alla scuola che faceva finire il libro di storia con l'anno 1950 e poi il vuoto, il nulla. Un pò come i programmi di Maria De Filippi. Ma qui c'è lo stimolo giusto per approfondire.


Ogni zona, all’interno della mostra, è curata da una persona in particolare, quindi siamo orientati, in modo benevolo, da uno sguardo soggettivo che viene dato agli eventi e alla loro rap-presentazione, ma il fatto molto positivo è che ci troviamo immerso nelle situazioni tipiche degli anni 70. Il vecchio bar, con le carte, il juke box, gli amari. Oppure la televisione, ti trovi dentro la televisione, televisori ovunque. Non parliamo della musica Woodstock, la ribellione, i Sex Pistols. Dischi ovunque.

E poi il colore. Basta bianco e nero, tipicamente anni 60, vai col colore vivace dei nostri '70.

Diamo un giudizio complessivo molto buono. Ora basta giudizi positivi però, quindi stop alle telefonate, altrimenti devo farmi dare una percentuale.

Tutte intrise di cultura decidiamo di farci “una vasca in centro”, come diciamo noi. Che ridere. Sembravamo le ragazze di campagna che vanno in città.



Beh, non avevamo la vanga e nemmeno il trattore, in questo caso, ma lo spirito era quello. Abituate a vedere grandi spazi e a sentire aria diversa, l'atmosfera non è stata delle migliori. Eravamo in Italia (ancora!). Eravamo a Milano (basta!). Niente di così eccitante. Le considerazioni finali sono state esclusivamente utilitaristiche ovvero "prendiamo quello che ci serve e torniamocene a casa".

Nuova direzione: il Duomo. Ultima destinazione: Palazzo Reale e La Chapelle. Ci aspetta una mostra molto ricca, 350 opere esposte, tutte da guardare. Ci accoglie una fotografia disarmante, a tratti dissacrante, estrema, molto colorata. Un lavoro critico che porta con sè molte riflessioni. Anche all’interno della stessa fotografia si possono leggere vari significati a più strati. Esiste un livello di “visione” semplice e banale ed un altro più riflessivo, astratto e complesso. Si riescono ad includere perfino temi come la paura, la morte, la vita stessa, il divino e l’idea del sublime.

http://images.alice.it/sg/foto/gallery_mno/foto_dautore/i_l/david_lachapelle/I_colori_di_LaChapelle/43ce824cd7206_big.jpg

Fa pensare anche il fatto che l’autore di tutto ciò, sia proprio colui che, inizialmente lanciato ed immerso nel modo cristallino della moda, incaricato di rendere più glamour possibile le super modelle, ora si trovi a farle scendere dal piedistallo. Saranno rappresentate schiacciate da un mega hamburger, vestite in maniera extra cool di fronte a delle catastrofi naturali, saranno posizionate come simbolo dei vizi distruttivi. Davanti an noi si ripete un mondo da non ammirare. Un mondo che ha le sue regole devianti. Un mondo che non c’entra nulla con la realtà. Un mondo di carta. Pieno di colore e di oggetti, ma che comprende anche un immenso vuoto.

La gita è finita. Il tempo di un ultimo caffè (e di un gelato) e via, si ritorna a casa. Torniamo con la testa piena di informazioni, di immagini, di nuove idee da sviluppare.

Torniamo alla nostra realtà. Abbiamo camminato, visto, ascoltato, odorato ed abbiamo anche sognato per qualche ora. Nel bene o nel male, abbiamo viaggiato, seppur brevemente, con la mente e con il corpo. E con il treno.

Prossima destinazione?

24 ottobre 2007

TONIGHT, TONIGHT

No, no, calma. Non c'è nessun incontro galante stasera. Solo che stavo riascoltando alcuni vecchi dischi e tra questi ho ripreso in mano questo "Mellon Collie And The Infinite Sadness" degli SMASHING PUMPKINS (anno 1995). Lo trovo di una bellezza disarmante. Lungo. Infinito a tratti. Cattivo. Brutale. Ma anche soft. Carico di atmosfera sognante. Anche un pò decadente. Trasversale. Insomma se lo trovo in vinile. L'è mio!

Tra tutte le canzoni, adoro questa qui, Tonight Tonight.




Time is never time at all
You can never ever leave without leaving a piece of youth
And our lives are forever changed
We will never be the same
The more you change the less you feel
Believe, believe in me, believe
That life can change, that you're not stuck in vain
We're not the same, we're different tonight
Tonight, so bright
Tonight
And you know you're never sure
But you're sure you could be right
If you held yourself up to the light
And the embers never fade in your city by the lake
The place where you were born
Believe, believe in me, believe
In the resolute urgency of now
And if you believe there's not a chance tonight
Tonight, so bright
Tonight
We'll crucify the insincere tonight
We'll make things right, we'll feel it all tonight
We'll find a way to offer up the night tonight
The indescribable moments of your life tonight
The impossible is possible tonight
Believe in me as I believe in you, tonight

Speriamo.

20 ottobre 2007

DON'T LET GO YOU'VE GOT THE MUSIC IN YOU



Rrrrrrrrrrrradio Misssssfreeeee.........siamo su raaaddioooo missssfreeee....

Mmm….quanta voglia di radio vera e di musica buona. Di un po’ di scratch giusto e di piastre che girano. Di ritmo. Di musica. Di sound. Per ora purtroppo non girano i dischi, ma altro.

L’ultima novità di questo nostro pazzo mondo è l’ultimo disegno di legge del signor Levi in merito alla registrazione di chi fa “attività editoriale” sul web, compreso chi scrive blog, così sembrerebbe. In realtà, si specifica che non si colpirà chi ha un blog personale, ma chi, con il suo spazio, andrà a “formare” ed “intrattenere” il destinatario.

Mi piacciono questi verbi. Formare. Intrattenere. Soprattutto formare. Ma dai su. L’abbiamo capito benissimo. Abbiamo capito che qualcuno ha timore della forza che può avere il web. Di come può unire le persone per un intento comune, più di mille baracchini con le bandiere del partito presenti nelle piazze. Ormai sono frequentati solo da chi cerca un buffet “a gratis”. Tra l'altro scarso od inesistente.

Ho sempre pensato di tenere fuori questo blog dalla sfera politica, non per staccarmi dal mondo reale, ma per tenere questo spazio libero da ogni influenza esterna, assurda e negativa. Cercando di evitare di cadere nella polemica e nella lamentela. E così farò. Ma stavolta non ho potuto essere indifferente.

Sì. Mi sforzo di vedere solo il bello del web e quindi penso a quanta condivisione e spirito di appartenenza sana c’è tra i blogger. Nei blog, in genere, si discute, si parla, ci si confronta, con rispetto e con educazione. Elementi che spesso mancano proprio a chi si fa baluardo di proposte cosi pungenti. Mi viene da pensare che, a parte colpire siti e blog decisamente “contro” il sistema, non si sappia nemmeno di cosa si parli. O meglio, che si abbia un terrore infondato per pericoli inesistenti. Si cerchi di bloccare tutto prima che scoppi qualcosa di serio. Mah.

Il fatto è che la realtà che viviamo e quella che vediamo in Tv, sono opposte. Non c’entrano nulla l’una con l’altra. Il mondo dall’esterno viene veicolato a seconda delle necessità. Il mondo reale lo dobbiamo scoprire noi stessi, fuori, possibilmente lontano da qui.

Ma qui, a Radio Missfree, oggi lasciamo perdere le tristezze politiche quotidiane, in attesa di essere contattati e registrati per qualche aggettivo scomodo. Qui mettiamo i dischi. Amiamo il ritmo. La musica. La facciamo girare. L’idea positiva.


12 ottobre 2007

LISTENING TO ALANIS

http://www.dance-lyrics.com/ama/jagged_little_pill_b000002my3.jpg

Oggi non ho molta voglia di parlare e nemmeno di raccontare qualcosa. Di impegnarmi, diciamo. Mi vedrei bene in macchina in giro, col finestrino giù, col venticello che entra sottile, con il nuvolo-semi-sole che scalda un pò. Così in silenzio.

C'è un disco che mi piace ri-ascoltare, spesso nei momenti come questo di non-impegno, lo trovo sempre attuale, vivace, anche un pò incazzoso ma nello stesso tempo forte, potente, che contiene una spinta che dovrà essere sprigionata, prima o poi (mi sto descrivendo forse?).

Eccolo, è Jagged Little Pill (1995) di Alanis Morissette. Grande tracklist. Grandi pezzi. Ruvidi e morbidi. Che un pò ti accarezzano ed un pò ti bastonano. (Si, mi sto descrivendo.... :) ). Testi che ti descrivono, che parlano di cose che senti quando tu non le riesci a focalizzare e descrivere. Dentro c'è tutto. La speranza. L'amore. Il viaggio. La consapevolezza. L'ironia e molte altre cose. Non smetterò mai di riascoltarlo, soprattutto pezzi come questi qua.


Perfect

Sometimes is never quite enough
If you're flawless, then you'll win my love
Don't forget to win first place
Don't forget to keep that smile on your face

Be a good boy
Try a little harder
You've got to measure up
And make me prouder

How long before you screw it up
How many times do I have to tell you to hurry up
With everything I do for you
The least you can do is keep quiet

Be a good girl
You've gotta try a little harder
That simply wasn't good enough
To make us proud

I'll live through you
I'll make you what I never was
If you're the best, then maybe so am I
Compared to him compared to her
I'm doing this for your own damn good
You'll make up for what I blew
What's the problem, why are you crying

Be a good boy
Push a little farther now
That wasn't fast enough
To make us happy
We'll love you just the way you are
If you're perfect
_____________________________



Hand In My Pocket

I'm broke but I'm happy
I'm poor but I'm kind
I'm short but I'm healthy, yeah

I'm high but I'm grounded
I'm sane but I'm overwhelmed
I'm lost but I'm hopeful baby

What it all comes down to
Is that everything's gonna be fine fine fine
I've got one hand in my pocket
And the other one is giving a high five

I feel drunk but I'm sober
I'm young and I'm underpaid
I'm tired but I'm working, yeah

I care but I'm restless
I'm here but I'm really gone
I'm wrong and I'm sorry baby

What it all comes down to
Is that everything's gonna be quite alright
'Cause I've got one hand in my pocket
And the other one is flicking a cigarette

What it all comes down to
Is that I haven't got it all figured out just yet
'Cause I've got one hand in my pocket
And the other one is giving a peace sign

I'm free but I'm focused
I'm green but I'm wise
I'm hard but I'm friendly, baby

I'm sad but I'm laughing
I'm brave but I'm chicken shit
I'm sick but I'm pretty, baby

And what it all boils down to
Is that no one's really got it figured out just yet
But I've got one hand in my pocket
And the other one is playing the piano

What it all comes down to my friends, yeah
Is that everything's just fine fine fine
'Cause I've got one hand in my pocket
And the other one is hailing a taxi cab
_____________________________



You Learn

I recommend getting your heart trampled on to anyone, yeah
I recommend walking around naked in your living room, yeah

Swallow it down ( what a jagged little pill )
It feels so good ( swimming in your stomach )
Wait until the dust settles

You live you learn
You love you learn
You cry you learn
You lose you learn
You bleed you learn
You scream you learn

I recommend biting off more than you can chew to anyone
I certainly do
I recommend sticking your foot in your mouth at any time
Feel free

Throw it down ( the caution blocks you from the wind )
Hold it up ( to the rays )
You wait and see when the smoke clear

You live you learn
You love you learn
You cry you learn
You lose you learn
You bleed you learn
You scream you learn

Wear it out ( the way a three-year-old would do )
Melt it down ( you're gonna have to eventually anyway )
The fire trucks are coming up around the bend

You live you learn
You love you learn
You cry you learn
You lose you learn
You bleed you learn
You scream you learn

You grieve you learn
You choke you learn
You laugh you learn
You choose you learn
You pray you learn
You ask you learn
You live you learn
_____________________________



Ironic

An old man turned ninety-eight
He won the lottery and died the next day
It's a black fly in your Chardonnay
It's a death row pardon two minutes too late
Isn't it ironic, don't you think

It's like rain on your wedding day
It's a free ride when you've already paid
It's the good advice that you just didn't take
And who would've thought, it figures

Mr. Play It Safe was afraid to fly
He packed his suitcase and kissed his kids good-bye
He waited his whole damned life to take that flight
And as the plane crashed down he thought
"Well isn't this nice"
And isn't it ironic...don't you think

It's like rain on your wedding day
It's a free ride when you've already paid
It's the good advice that you just didn't take
And who would've thought, it figures

Well life has a funny way of sneaking up on you
When you think everything's okay and everything's going right
And life has a funny way of helping you out when
You think everything's gone wrong and everything blows up in your face

A traffic jam when you're already late
A no-smoking sign on your cigarette break
It's like ten thousand spoons when all you need is a knife
It's meeting the man of my dreams
And then meeting his beautiful wife

And isn't it ironic, don't you think
A little too ironic, and yeah I really do think

It's like rain on your wedding day
It's a free ride when you've already paid
It's the good advice that you just didn't take
And who would've thought, it figures

Life has a funny way of sneaking up on you
Life has a funny, funny way of helping you out
Helping you out

25 settembre 2007

DON'T U KNOW? THEY'RE TALKING ABOUT RELIGION

Domenica sera mi è capitata una cosa strana. Ovvero, non molto strana, nel senso che con persone di altre nazionalità ho parlato spesso, ho parlato di tutto, ma di religione, mai.

Ecco, se ci ripenso mi ri-vedo nel bel mezzo di un dialogo, con un ragazzo di colore, sulle nostre diverse religioni, mussulmana e cristiana. Dal pensiero sulla donna a dio, dalla preghiera al matrimonio. Mi viene anche un pò da sorridere dentro di me, perchè il caso ha voluto che l'ultimo dialogo serio sulla religione l'abbia avuto diversi anni fa, invece ora mi ritrovo a parlare di religione, in più con un mussulmano. Chissà che faccia farebbe mio nonno. Meglio lasciar perdere e tenere solo per me questa piccola scoperta.

Comunque il dialogo continua per più di mezz'ora e più si parla, più capisco che le informazioni che ci arrivano dai media, dai giornali, ecc... sono "orientate", nel senso che vanno a formare il pensiero comune senze vere basi, senza reali riferimenti. Si fa cenno solo al sentito (dire ma anche interiore). Per non parlare di quello che "sa" la "gente" (e qui mi aggiungo, visto l'argomento). Ovvero un benemerito niente.

Mi sono sentita anche un pò ignorante, perchè da certi pregiudizi sono passata anch'io, ma li in quel momento ho pensato che, a parte quella situazione inaspettata, non avrei mai avuto occasione di parlare con un mussulmano e soprattuto, la cosa che mi ha interessato di più è stata poter parlarci e "discutere" nel vero senso della parola, cercando di analizzare i perchè e le possibili contraddizioni delle varie religioni, senza poter/dover dire "io sono il bene e tu sei il male", o viceversa. Ho aperto gli occhi su molte cose.

La religione è stata il punto di partenza per capire che comunque il dialogo tra persone civili, e che si rispettano, è possibile anzi, ora come ora è necessario per convivere gli altri.

Penso a quante volte, per non spiegarsi, si sono combinati guai, quante volte abbiamo malinterpretato o confuso, solo per non chiedere ulteriori spiegazioni, per non informarsi meglio. E qui mi riferisco a tutti gli ambiti.

Girovangando, ho incontrato tantissime persone a cui, chiedendo il perchè, si sentivano già attaccate nei loro principi, saldi e senza possibilità di deviazione e di rivalutazione, semplicemente il fatto di dire "spiegami come mai, perchè?" li metteva a disagio, ciò veniva visto come un affronto personale e non come un tentare di parlarne. Per capirsi, per convivere, se davvero ci interessa convivere, altrimenti, si può scegliere di coprirci gli occhi, di chiudere la mente e, di conseguenza, non riusciremo ad essere aperti al diverso, all'insolito. Giudicando, velocemente e con facilità.

Ah! i pregiudizi! che male che fanno.

Domenica sera mi sentivo un pò arricchita, perchè avevo acquisito delle informazioni utili che non avrei mai approfondito e soprattutto con un diverso. Da me.

NB: in questo testo non c'è nessun riferimento alla sfera politica, soprattutto quella personale

14 settembre 2007

LEGO....LOVE, LOVE, LOVE



Non esiston case sufficientemente grandi
da potere contenere tutte queste cianfrusaglie
costruite, trasportate, comperate, rivendute
non mi interessano
telepromozioni di affaroni garantiti
le vetrine di stilisti con le firme sui vestiti.

Non mi interessano i consigli per gli acquisti
io mi diverto ad ascoltare i miei dischi
non mi interessano i bollini della spesa
saranno anni che non vado più in chiesa.

Dove son finiti tutti quei mattoni colorati
quanti menti son cresciute, quanti sogni irrealizzati.
Quando ero piccolo
giorni interi trascorrevo a costruire con il lego
ancora non sapevo a cosa stavo andando incontro

Ora che sono diventato un adulto
non mi riesco più a guardare allo specchio
della televisione proprio me ne frego
io mi diverto a costruire coll'ego.

Dimmi cos'è che non va
con me stesso
dimmi qual è il meccanismo che è rotto
dammi un ricambio perfetto
così la smetto
la smetto di riflettere, di ragionare, di cercare di capire, il senso delle cose

Non mi interessano i consigli per gli acquisti
io mi diverto ad ascoltare i miei dischi
non mi interessano i bollini della spesa
saranno anni che non vado più in chiesa

L'EGO, IN PERENNE RISERVA, IO CARLO, 2007

13 settembre 2007

STOP GOSSIP PLEASE

Noi vogliamo. Lo vogliamo con ardore. Vogliamo sapere tutto di tutti. Vogliamo sapere i particolari, ogni dettaglio, nemmeno per le nostre cose usiamo tanta cura e dedizione, ma per il gossip si, quello si.

I casi sono due:
a. la nostra vita è talmente piatta che l'aggiornamento quotidiano sul pre-testamento è il momento più eccitante della nostra giornata
b. la nostra vita è talmente incasinata che dobbiamo per forza farci i ***** degli altri altrimenti se pensiamo ai nostri ci suicidiamo

Mah...

Forse ci sono anche altre variabili, ma che sono per me, al momento, incomprensibili. Solo che questa pulsione a sapere tutto degli altri anche cose strettamente personali, è incontrollabile, è stimolante, è eccitante, non ne possiamo fare a meno. E' come una droga.

Per non parlare di tutti i voli pindarici che facciamo quando ci nutriamo di gossip. Ognuno di noi aggiunge la sua versione, ognuno di noi aggiunge elementi, giudizi, commenti, fatti, supposizioni, si riempiono le pagine dei giornali, i siti internet, aumentano i click sulle pubblicità e via via così....

Mi chiedo, a cosa serve?

Si a fare soldi, ok....e?

Misteri della vita.

La cosa più buffa è che, durante le battaglie del gossip, tutti sanno tutto. Anzi no, che dico, lo sapevano già da tempo, molto prima di noi, per questo sono autorizzati a parlare, a dire, a "vomitare" tutto quello che "sanno". (Come quel grande uomo che diceva: "Il saggio è colui che sa di non sapere"). No, adesso non vale, non è possibile dire ciò, sei uno sfigato, sei fuori dal tempo, devi partecipare, devi dire la tua, devi alimentare le turbe mentali collettive.

Basta. Mi passa la fame. E mi viene da dire a chi vive su queste cose: basta, oggi, per me, hai parlato troppo.

OGGI HAI PARLATO TROPPO

Hai detto che sai molto, che impari facilmente
hai detto che sai sempre capire tutte le persone
mi spieghi cosa fare in ogni situazione
sei pieno d'esperienza, sentendo cio' che fai dicendo
hai molte soluzioni pronte da sfoderare
talvolta, se richiesto, sai anche cucinare

se continui rischi di annoiarmi
supplico umilmente un attimo di pausa, dammi tregua
oggi hai parlato troppo

ho udito certa gente discutere abilmente
della psicanalisi come fosse l'uncinetto
e io che nella vita, prima di andare a letto,
non so se addormentarmi o finire il cruciverba (bartezzaghi)

se continui rischi di annoiarmi
supplico umilmente un attimo di pausa, dammi tregua
oggi hai parlato troppo

se continui cosi' rischi di saturarmi
concedimi una pausa per cercare il vuoto
ascoltare il mio silenzio

se continuo rischio di annoiarti
se smettessi potrei risparmiarti
se riuscissi a risparmiarti vorrei portarti
a sentire il suono dei pianeti.


Oggi hai parlato troppo, METALLO NON METALLO, Bluvertigo, 1997

05 settembre 2007

FRIENDS



Amici che resuscitano da un momento all'altro.

Amici che ti chiamano dopo 5 anni per invitarti alla loro festa di compleanno.
Amici che spariscono.
Amici che ti rimproverano di essere sparita.
Amici con cui ti trovi bene di testa ma con cui non riesci ad andare oltre.
Amici per fare solo le baraccate.
Amici che ti cercano perchè hai qualcosa in comune da condividere.
Amici che sono quasi diventati amanti, rovinando così una bella amicizia.
Amici che sono diventati amore, costruendo un bell'amore.
Amici ipotetici che erano già all'inizio amore.
Amici sconosciuti che ti comprendono più di quelli che hai accanto.
Amici che vorresti mandare a quel paese definitivamente ma che poi, dopo tutto, sono sempre i tuoi amici.
Amici che hanno bisogno di te solo come sfogo.
Amici che vivono in un mondo virtuale.
Amici che ascolti perchè ti va.
Amici chiusi all'inserimento di altri nel gruppo predefinito.
Amici che avevano molta voglia di vederti.
Amici a cui non manchi minimamente.
Amici con cui ti viene spesso da chiderti....ma la nostra è davvero amicizia?

Che dire. Posso solo prendere in prestito il payoff dell'ultima campagna pubblicitaria di Diesel....we're "human after all".

01 settembre 2007

L'uomo e il mare - C.Baudelaire















Uomo libero, sempre tu amerai il mare!

Il mare è il tuo specchio;

tu miri, nello svolgersi infinito delle sue onde, la tua anima.
Il tuo spirito non è abisso meno amaro.

Ti compiaci a tuffarti entro la tua propria immagine;
tu l'abbracci con gli occhi e con le braccia,
e il tuo cuore si distrae alle volte dal suo battito al rumore
di questo lamento indomabile e selvaggio.

Siete entrambi a un tempo tenebrosi e discreti:
uomo, nessuno ha mai misurato la profondità dei tuoi abissi;
mare, nessuno conosce le tue ricchezze segrete,
tanto siete gelosi di conservare il vostro mistero.

E tuttavia sono innumerevoli secoli che vi combattete
senza pietà né rimorsi,
talmente amate la carneficina e la morte,
eterni lottatori, fratelli.

Charles Baudelaire

LITTLE STORY OF ME AND THE SEA






Quante volte ho pensato.
Basta. Ho deciso.....









Prendo una barca
e parto...












...in mezzo al mare,
sentirò solo il vento
e l’incresparsi delle onde...



















...sarò ondeggiante
tra il mare aperto
e la mia nuova casa...









...vivrò a metà
tra quello che ho lasciato
e quello che troverò...










...le mie vecchie paure
saranno solo un’ombra...










...verso il mare,
potrò osservare le cose
di nascosto...












...ed ogni tanto
guarderò in su
per vedere il sole...


















...ed altre volte
guarderò in giù
per vedere bene il mare
e la sua natura...









...oppure,
mi metterò in piedi
sul punto più alto
di una scogliera
per guardare...










...e poi, tornerò a casa
...arrivederci, a presto, mare.







22 agosto 2007

COLLEZIONALI TUTTI!



Mi è bastata un'ora di televisione, al ritorno dalle vacanze, per farmi venire la nostalgia della pausa-gelato-in-spiaggia del pomeriggio, sotto l'ombrellone, al mare.


Ritorno un pò macchinoso, nel vero senso del termine, con tanto di carico-scarico valigie fino al terzo piano (ma perchè all'andata non erano così pesanti?), fino all'appoggio definitivo del bagaglio e la consapevolezza di essere a casa. Ecco, cosa potrei fare in un caldo pomeriggio d'estate, al ritorno da un piccolo viaggio? Ma sì! Facciamo la cosa più automatica del mondo! Guadiamo la televisione! Telecomando e trac!

Bene dopo solamente un'ora, mi sono pentita di aver fatto le valigie per tornare a casa, la mattina stessa.

In un'ora sola di Tv mi sono beccata 800 campagne promozionali di oggetti collezionabili. I trattori. Le macchine dei carabinieri. Le nuove cinquecento. Le vecchie cinquecento. Le pentole con i Looney Tunes. I giochi intelligenti. I giochi deficienti. Oppure, costruisciti il tuo biliardino. Costruisciti la tua casa in miniatura. Costruisci la tua macchina in miniatura.

E via così.

A volte mi chiedo chi, e soprattutto perchè, potrebbe acquistare oggetti simili. Senza dare giudizi, ma solo per capire. In fondo, anch'io mi sono presa la Batmobile modellino, qualche anno fa, ma era degli anni 80, sono giustificata.

La mente del vero collezionista è molto particolare, ha le sue tecniche, le sue teorie, le sue prove e le sue verifiche. Si passa dalla mania della collezione di oggesti costosissimi, alla mania di "catturare", mese per mese, gli oggetti più improbabili. Chissà se possiamo definire collezionista una persona, al di là degli oggetti che colleziona?

Comunque, di molte cose non abbiamo reale bisogno, ma di fronte a questi aggeggi, spesso, non sappiamo resistere. Strani meccanismi della mente umana.

Una cosa sola mi fa essere intollerante verso questo tipo di operazioni, questo continuo anticipare i tempi e le stagioni. A fine luglio ci sono già i nuovi zaini per la scuola, ad agosto, dato che ormai è già quasi inverno, si comincia con il "collezionali tutti!" e ad ottobre, dato che ormai è quasi natale, si cominciano a vedere in giro luci ed alberi. Per non parlare dell'abbigliamento, quando, durante i saldi estivi, si notano già super promozioni e visioni anticipate delle fantastiche ed imperdibili collezioni autunno-inverno.

Ok. Questi sono i nostri tempi ed i nostri luoghi. Ma a me viene un pò la nausea. Preferisco guardarmi attorno quando posso meravigliarmi davvero e non di fronte ai cataloghi autunno-inverno.

Molto meglio essere svestiti, solo con un pò di musica, qualche libro ed il sole in faccia. Questa è la nostalgia del mare, lo so, ma la di là di quello mi piace pensare a come si sta bene quando "si toglie" e a quanto inutile può essere "aggiungere" continuamente. Ripeto "può essere".

06 agosto 2007

LA RISPOSTA E' DENTRO DI TE MA E' SBAGLIATA

Dopo qualche riflessione, metto questo link.... Quelo. Mitico "Mestro" proposto dal grandissimo Corrado Guzzanti. Per ridere e basta.



Con questo link inizia il periodo di pausa. Pausa fisica e mentale.

Pausa fisica. Nuovi orizzonti. Verso il mare.

Pausa mentale. Basta riflettere e pensare. Al lavoro. A casa. Basta!

E basta anche a tutti quelli che hanno una "grossa crisi"! Ai tormentati. A chi non vede oltre i suoi problemi.

Il mio orecchio disponibile va in ferie a tempo illimitato.

Tornerò più avanti con nuove idee, spero più fresche e con una nuova versione italiana-inglese del blog.

A presto per aggiornamenti e ultime news.

E per chi è di passaggio qui, buona estate e buone vacanze!

31 luglio 2007

BATTIATO FAVOURITE SONGS

Lo so, lo so, sono un po ripetitiva ultimamente ma mi sto appassionando sempre di più alle canzoni di Battiato. Finora queste sono le canzoni e le musiche che mi hanno colpito ed affondato....

- su tutte, la meravigliosa .... I TRENI DI TOZEUR
- SUMMER ON A SOLITARY BEACH
- BANDIERA BIANCA
- SEGNALI DI VITA
- SENTIMENTO NUEVO
- LA STAGIONE DELL'AMORE
- L'ANIMALE
- E TI VENGO A CERCARE

Per adesso è tutto.

AFORISMI - DOROTHY PARKER

Presa dalla curiosità di conoscere qualche informazione in più su Dorothy Parker, metto qui di seguito alcune frasi di questa brillante autrice.

− Sono tre le cose che voglio da un uomo. Che sia attraente, spietato e stupido.

− Robert Benchley ed io avevamo un ufficio così piccolo, che se fosse stato un po' più stretto sarebbe stato adulterio.

− Io sono quel dannato tipo di persona che scrive a fatica sette parole e ne cancella cinque.

− Non mi preoccupo per quello che scrivono di me, almeno fin quando non diranno la verità.

− La cura per la noia è la curiosità. Non ci sono cure per la curiosità.

− L'amore è come l'argento vivo nelle tue mani. Lascia le dita aperte e lì vi resterà. Stringilo e scapperà via.

− Quattro sono le cose che a conoscerle mi hanno resa più saggia: l'ozio, il dolore, un amico, e un nemico.

− Amo i Martini, ma due al massimo. Tre, e sono sotto il tavolo. Quattro, e sono sotto il cameriere.

− Quella donna parla diciotto lingue ma in nessuna sa dire "No".

− La prima cosa che faccio la mattina è lavarmi i denti e affilarmi la lingua.

− Alcuni uomini ti spezzano il cuore, / Altri blandiscono e lusingano, / Alcuni uomini neppure ti guardano; / E questo esaurisce la questione.

− La frase più bella di tutte le lingue è: "Si allega assegno..."

− Scusatemi ma dovrei andare in bagno. In realtà devo andare a telefonare, ma mi imbarazzava troppo dirlo.

− Quando tu giuri che sei sua, / Con brividi e sospiri, / E lui giura che la sua passione è / Infinita, immortale - / Signora, segnatelo: / Uno di voi mente.

UOMINI CHE NON HO SPOSATO - D.PARKER

Ho appena finito di leggere "Uomini che non ho sposato" di Dorothy Parker, su consiglio di un conoscente, e l'ho apprezzata tantissimo. A tratti sembra che descriva i nostri tempi, la sua scrittura e la sua visione delle persone e degli eventi potrebbero essere benissimo attuali. Sarà che in fondo le situazioni che descrive e gli stati d'animo sono universali e senza tempo. Questi racconti non parlano solamente di uomini "non sposabili", ma anche di donne effimere senza reali problemi, di giovani senza profondi interessi, di eventi mondani e della quotidianità. Quello che si nota è la sua continua ironia, lo sguardo tagliente con cui si rivolge alle persone e agli eventi che incontra. E' brillante anche nel raccontare i sentimenti comuni, ma per questo non banali, anzi li descrive con realismo, come dire "questo è quello che siamo, nel bene e nel male". E vi appartengo anch'io. Riassumendo: bella lettura, divertente, ironica, empatica, tagliente.....lo posso consigliare. Della stessa autrice mi consigliano pure "Tanto vale vivere". Lo metto in coda ai libri da leggere.

20 luglio 2007

WE ARE LIMITED AND FRANCO BATTIATO SHOW

Siamo limitati. Molto limitati, a volte. Restiamo nel nostro orticello e ci apriamo poco all'esterno. Quando siamo piccoli, se vicino abbiamo degli adulti "sani" questi ci dicono "dai, prova!". Poi cresciamo e spesso ci dimentichiamo di provare, di sperimentare.

Così ho sperimentato. Mi sono "lasciata portare" ad un concerto di un autore che non avevo mai sentito dal vivo.

Un pò perchè ad un concerto, in genere, è difficile non andare, sentire musica dal vivo è sempre un'esperienza coinvolgente, che devo "smaltire" tutto il giorno dopo (tra suoni, colori, persone, parole, note, ...), mi sono detta "dai, prova!".

Ecco perchè ho accettato di andare al concerto di Franco Battiato. Una musica insolita, a tratti poco comprensibile se ascoltata superficialmente o senza grande interesse. Come la ascoltavo io prima di questo evento. Appunto, prima.

Ed eccomi qui, il giorno dopo, a riassapporare questo splendido concerto. Mi sono sentita trasportata, dalla sua musica e dalle sue parole. C'erano persone di tutte le età. I ventenni super-agitati e le signore distinte. Tutti a guardare lui. E' un grande. Si percepisce la sua voglia di sperimentare, di evolversi. Testi non banali e musiche non convenzionali fanno di lui un ottimo autore.


Certo, conoscere e vivere per la prima volta questo tipo di musica e di composizioni può risultare difficile. E' come entrare in un mondo nuovo e sconosciuto, pian piano, a piccoli passi.
E' necessario liberarsi dagli schemi e dai preconcetti e lasciare spazio ai puri suoni e alle parole. Senza dare giudizi affrettati.

Bene, ora penso che mi metterò a studiare. Bibliografia. Testi e vecchi album. Per recuperare tutto quello che mi sono persa finora.


Grande concerto e nuove emozioni da mettere in bacheca accanto al biglietto non autografato :).