25 novembre 2007

Ah Terzani, Terzani, mi fai venire voglia di essere Galeazzo Tinacci.



I libri di Terzani fanno male. Frase diretta ed un pò troppo generica per un personaggio di quel calibro, ma sensata in relazione a tutti i concetti che si possono trovare nelle sue opere, in particolare una: La fine è il mio inizio.

Quel libro “fa male” ma nel senso positivo. Ti apre gli occhi. Ti stimola sempre. Tocca punti vivi. Tipo la vita che facciamo e la vita che vorremmo fare. Il viaggio come esperienza di vita. Un mondo ancora da scoprire. Ma che cavolo ci facciamo ancora chiusi in un ufficio. Ecc ecc.

Scorrendo i racconti, più volte lui si definisce un uomo fortunato, nel senso che dice di aver avuto molte occasioni per trasformare le sue esperienze in qualcosa di veramente “vivo” ed entusiasmante. Ha sempre seguito le sue inclinazioni interne, non accettando compromessi, tentando di orientare tutte le sue scelte verso le sue direzioni e non quelle degli altri. Una vita ricca di occasioni e di opportunità, che lui stesso si è voluto creare. Un uomo dinamico fisicamente e mentalmente. Un Chatwin irrequieto dei nostri tempi.

Questo libro ti segna. O meglio. Ti insegna. Il lavoro. Il potere. La storia. L’uomo. Il viaggio. Le diverse culture. Lo scrivere. Ed ancora il lavoro.

Questo libro è una buona medicina contro la vita "sveglia-caffè-barba-bidè". E’ come se tra le righe, si sentisse una voce parlarti direttamente dicendo “Ma che fai ancora li?”. C’è un mondo fuori dal nostro piccolo habitat, che aspetta solo di essere scoperto. Il viaggio non vuol dire solamente vacanza, ma anche un possibile lavoro. Uno stimolo in più. Possiamo scegliere di avere meno sicurezze, ma più libertà interiore. Possiamo scegliere di cambiare tutto di noi. Possiamo darci una possibilità. Possiamo sognare di essere a Melbourne e la mattina dopo esserci veramente (questa dovevo metterla!). Insomma il concetto generale è “si può e ci farà solo che bene”.

Si fa vivo l’istinto di voler cambiare le cose. Si fa viva la parte che rigetta le regole pre-impostate. Si capisce che il tempo passato a spiegare agli altri queste sensazioni, è solo tempo perso. Meglio fare i “buoni egoisti”.

Più ci penso, più guardo il libro (in fondo solo solo parole stampate), più mi stupisco che un libro del genere abbia questa grande forza di smuoverti dentro.

Mi viene voglia di pensare ad un finale diverso. Ad una sorta di riscatto. Ah Terzani, Terzani, mi fai venire voglia di essere Galeazzo Tinacci, nel suo finale.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono completamente d'accordo con te... fanno male. E dovrebbero essere letti da un po' più di persone. Aprirebbero gli occhi e le menti...

Missfree1981 ha detto...

vero Gio, non ho mai trovato un libro cosi potente, nel senso che ti smuove dentro delle cose importanti. ho trovato libri belli, appassionanti, ma cosi forti mai.

cmq bisogna vedere se uno se li vuole far aprire gli occhi o le menti, molto spesso ho questa sensazione verso certe persone, credono sia meglio non vedere o non sentire "oltre"..